venerdì 2 ottobre 2015

Ne esco perdente

Non so bene il motivo, che sia invidia o la necessità di comunicare l'insofferenza sociale in cui siamo imbevuti, ma circa un anno fa decisi di intraprendere una sfida tutta personale con la poesia che impera oggi in Italia e che vince quasi tutti i concorsi letterari, più o meno blasonati. In effetti ritenevo impossibile che la rottura novecentesca della metrica tradizionale, gli 'antiritmi' provocatori o l'abbandono di rime e assonanze fossero divenuti forma a loro volta; respingevo, delle poesie pluripremiate, soprattutto la scomparsa dei contenuti etici, sociali, di impegno e di cambiamento. Per me, che da tanti anni non componevo più versi, la poesia non poteva assumere ruoli banali. 
Quindi non feci altro che spedire mie nuove poesie ai concorsi, iniziando da alcuni famosi a pagamento (20 o 10 euro a iscrizione) fino a quelli da 5 euro e, non raggiungendo mai i primi classificati, a quelli gratuiti. Nulla più di alcune segnalazioni. Due, i possibili motivi: che io non sappia comporre versi -il che è veramente plausibile, direi certo- o che le giurie siano formate dagli stessi 'poeti facili', ben improbabile. Che la poesia sia divenuta una prosa d'amore con degli accapo e poche figure, fine solo alla propria fuga estetica, non lo considero neanche.